Prima ancora di iniziare a pensare di creare link per un sito e-commerce è necessario
decidere su quali pagine indirizzare questi link.
Infatti è importante scegliere pagine che possano creare profitto e abbiano potenzialità di crescita future.
Ad esempio, se la pagina più redditizia sul tuo sito web (in termini di conversioni) è già
# 1 su Google per le sue parole chiave, passa alla successiva.
Una volta stilata una lista, avrai le pagine di destinazione dove tenere monitorati i link che crei.
I link in questione dovranno essere di due tipologie, in funzione della rispettiva finalità:
Con tutte le bastonate che Google sta cercando di dare a chi crea link in maniera selvaggia bisogna porre sempre maggiore attenzione alla tipologia di contenuto sulla quale decidiamo di puntare per promuovere le nostre pagine web. Una tecnica di link baiting che ha preso molto piede ultimamente è quella delle infografiche.
Non giriamoci attorno, creare belle infografiche richiede tempo e una buona dose di capacità grafico-artistiche. Preso atto di questa difficoltà che si potrebbe incontrare da novizi del sistema, non serve scoraggiarsi, dal momento che esistono strumenti online molto utili per facilitarci la vita.
Vediamoli uno per uno:
Molto ben fatto, semplicissimo da usare, offre una versione gratuita e la possibilità di usufruire del servizio premium con 14$ al mese per un anno. Ideale per chi ha tempo di sbizzarrirsi su queste straordinarie opportunità.
Si parte con la versione gratuita, con la possibilità di accedere alla premium per 18$ mese. Offre anche la possibilità di creare infografiche video in maniera immediata, non super professionali, ma perfette per chi si accontenta di un buon lavoro. Nel mio piccolo preferisco PiktoChart.
Ancora in versione Beta, per il momento prevede la registrazione gratuita e una serie limitata di infografiche dalle quali iniziare a lavorare. Attendiamo sviluppi…
Qui si apre davvero un mondo, sia di servizi personalizzati a pagamento (presentazioni, video, infografiche, ecc.), sia di possibilità gratuite entusiasmanti, sia di condivisione e ispirazione con la community molto nutrita. Per esempio collegando i vostri profili Facebook, Twitter, Google Analytics potrete ottenere in un click infografiche come la seguente. Niente male, che dite?
Se poi ancora non siete soddisfatti tramite Google o Pinterest potrete cercare tutte le soluzioni che possono ispirarvi, in funzione del tema sul quale volete cimentarvi.
E non dimenticate il blog completamente dedicato alle infografiche (http://www.coolinfographics.com/) dove trovare consigli e aggiornamenti sempre molto interessanti.
Ogni tipologia di link baiting che porterete avanti avrà un certo ciclo di vita: non potrà generare link per sempre e anche il volume di link creati varierà nel tempo.
Senza un lancio appropriato e senza un pubblico ampio è anche possibile che la vostra link bait possa crescere e poi forse esplodere, ma piuttosto rischia di scoppiare come una bolla di sapone e mandare all’aria tutto il vostro operato.
Una campagna di promozione che possa rendere visibile alla vostra comunità l’uscita di un nuovo e-book, per esempio, è sempre il modo migliore per massimizzare l’efficacia della vostra link bait. Quando il traffico in entrata inizia a diminuire costantemente allora sarà tempo di una nuova edizione e di una nuova promozione.
Anche se il contenuto di un e-book o di una link bait è un evergreen ha bisogno di nuova linfa per non cadere nel dimenticatoio, dunque va riproposto con nuovi tipi di interazioni, per esempio sotto forma di richieste di feedback su vari argomenti, scelti di volta in volta per riattivare il ciclo.
Molto significativo è il sondaggio annuale, condotto da Moz sugli esperti SEO Top, sull’andamento del mercato e sui fattori ipotetici che potrebbero influenzare il posizionamento sui motori di ricerca (il nostro e-book SEO 2013 parla proprio di questi).
Gli esperti devono dare un punteggio ai fattori definiti da Moz, in funzione di quanto sono importanti secondo loro nello spostare il posizionamento finale delle pagine web sulle SERP di Google. La cosa interessante in tutto questo grande meccanismo è la suddivisione del sondaggio in tre fasi promozionali.
Tutto straordinario ed eseguito alla perfezione. Rimane da chiedersi cosa succederebbe se facessero anche un sondaggio parallelo aperto a tutti gli utenti (con una pagina dedicata per ogni utente).
Stiamo parlando di migliaia di pagine con contenuti creati dagli utenti stessi linkate e condivise sui vari social network… e come ciliegina finale potrebbero organizzare un evento stratosferico dove comparare le risposte del popolo con quelle degli esperti, andando ad analizzare le differenze.
Immaginate che su ogni argomento divergente si potrebbe aprire un acceso dibattito, sarebbe una bomba mediatica.
Qui termina la mia escursione sulle link bait di “fascia alta”, con l’avvertimento di non esagerare, perché un investimento per essere giustificato deve ottenere ciò che vi aspettavate, altrimenti si rischia grosso.
Prima di investire tanto tempo e tanti soldi non trascurate le 4 fasi seguenti:
Occhio a dove posizionate l’asticella, perché poi il vostro pubblico si aspetterà altrettanto in futuro, se non di più, dunque assicuratevi di poter replicare le vostre azioni e puntate prima di tutto all’ottenimento di lead e vendite dalle vostre campagne di link baiting.
Leggi tutto...
Controllare accuratamente i risultati della propria azione di link building è sempre determinante nel mestiere del SEM (Search Engine Marketer) professionista.
Ma la fase di ricerca e analisi dei dati può diventare essa stessa motivo di studio per aprire dibattiti interessanti e coinvolgere la propria comunità di utenti in maniera attiva.
Come? Trasformandola in una link bait di successo…
Stiamo parlando di un’altra link bait innovativa per dare qualità al proprio pubblico di riferimento, fornendo comparazioni e approfondimenti che non tutti possono permettersi.
Personalmente sono rimasto parecchio impressionato dal post di Matthew Woodward
che presenta un’analisi comparativa tra i più famosi backlink checker presenti in circolazione:
Il post è limitato all’analisi di tre siti web scelti da lui, dei quali conosce il numero di backlink grazie al Google Webmaster Tool.
Devo dire che per chi come me è interessato all’argomento è stato un vero spasso e uno spunto di crescita personale leggere la bagarre che si è scatenata sulle conclusioni dell’esperimento.
Majestic SEO non ha preso bene i risultati e ha proposto una contro analisi per confutare i risultati di Matthew.
Quest’ultimo a sua volta ha aggiornato l’analisi su un campione di 1 milione di siti confrontando solo Ahrefs (il primo vincitore) e Majestic SEO.
Ahrefs ha vinto ancora e Majestic SEO per voce del suo direttore Dixon Jones alla fine ha scritto un bel post dove cerca di smorzare l’escalation di rabbia sostenendo che il confronto fa sempre del bene alla materia in esame (alla fine sembra rinsavito…).
Anche Viktar Khamianok, CEO di SEO PowerSuite, ha colto l’occasione per ribattere le tesi dell’esperimento – che lo vedeva sempre perdente – con un post sicuramente più elegante.
Insomma, con un lavoro interessante ma nemmeno troppo impegnativo Matthew ha scatenato una discussione molto utile sui principi di ricerca dei backlink e sul funzionamento dei maggiori software in circolazione per questo tipo di Analytics.
Da questo discorso si capisce bene che il grande numero di link raccimolato da Matthew è l’ultimo dei vantaggi che può avere avuto, in confronto con la visibilità e la reputazione guadagnate.
Chiaro che quando ci si lancia in questo genere di link bait è sempre meglio organizzarsi nel migliore dei modi, ma tra il lavoro straordinario e titanico (mi viene in mente quello compiuto da Maurizio Ceravolo sulla classifica per autorevolezza dei 480 profili top italiani di Google+) e quello mediocre, si può dare il proprio contributo in maniera propositiva, magari aprendo la porta a dialoghi interessanti, proprio come ha fatto Matthew.
A proposito di approfondimenti e ricerche di mercato, una delle forme più semplici in questo campo è il sondaggio d’opinione.
Puoi usare delle domande specifiche su Facebook per esempio, promuovendole tramite l’advertising, così da raggiungere il numero di risposte che desideri.
Se hai bisogno di una singola risposta a una singola domanda puoi servirti – per i mercati anglofoni – di Google Consumer Surveys. Ne ho già anticipato il funzionamento nel post precedente sulle link bait di “fascia bassa” e purtroppo per il mercato Italia non possiamo usufruirne, ma chi volesse comunque ottenere informazioni dal mercato USA, Canada o UK è una fonte molto utile.
Semplicemente formulando la stessa domanda a segmenti di persone selezionate tramite le dimensioni di genere, età, stato, puoi per esempio capire come rispondono le donne di una certa età e di un certo luogo rispetto agli uomini della stessa età e dello stesso luogo geografico. Bello vero? Anche perché poi grazie alle informazioni che ottieni puoi dare libero sfogo alla creatività disegnando infografiche o altri tipi di link bait.
Uno strumento che può tornare molto utile per creare indagini svariate, sondaggi (anche su Facebook) o questionari per i dipendenti è SurveyMonkey.
Cosa ci puoi fare di tanto interessante? Puoi correlare una risposta a un’altra, per esempio arrivando a fare affermazioni del tipo “il 55% degli uomini che ritengono la classe politica corrotta pensano anche che il tradimento dell’uomo sia meno grave rispetto a quello della donna” oppure anche “le donne tra i 50 e i 60 anni sono 10 volte più propense ad affermare che la Chiesa rappresenta la salvezza eterna rispetto alle ragazze tra i 18 e i 28 anni” (chiaramente queste affermazioni sono frutto della mia immaginazione).
Pensa di creare un sondaggio composto da 10 domande e fare un post per ogni domanda, con tanto di risposte per genere e per gruppo di età, oltre al numero totale di risposte.
Se poi hai anche voglia di creare un’infografica per ogni post avrai 10 link bait molto interessanti che possono a loro volta creare ulteriori approfondimenti, nel caso le domande siano azzeccate e coinvolgano particolarmente il tuo pubblico.
Un metodo davvero interessante sicuramente da sfruttare in maniera più attiva, che ne dici?
Chiunque voglia condividere il proprio sondaggio è ben accetto…
Come creare un algoritmo che renda lo scrittore protagonista dello spettacolo del contenuto e faciliti le ricerche dei navigatori web (ovvero il core business dei motori di ricerca)?
Google sta cercando di rispondere a queste domande con una strategia complessa che viene chiamata Author Rank.
Il motore di ricerca di Mountain View dovrebbe unire al sistema di classificazione delle pagine web (Page Rank), un sistema di classificazione degli autori sul web.
Grazie a Google+.
Con il markup authorship.
Non proprio, perché se ad oggi la Autorship e Google+ sono realtà l’Author Rank è ancora un’idea alla quale si tende, ma che potrebbe anche non essere realizzata.
Il punto è che non conta.
Nel corso degli ultimi 7 anni o giù di lì, ci sono stati 2 diversi approcci alla SEO.
Un approccio è stato quello di usare le più svariate tecniche automatiche per aggirare l’algoritmo (Black Hat SEO).
L’altro approccio è stato quello di creare contenuti di qualità, ottenere link naturali e segnali di condivisione sociale, concentrandosi sulle persone (White Hat SEO).
Noi, per prepararci a questo nuovo modo di classificare i testi sul web, cerchiamo di capire come dare autorevolezza al nostro profilo e migliorare la nostra visibilità online come autori.
Seguendo queste linee guida non abbiamo bisogno di sapere quando e se uscirà l’Author Rank, perché saremo già autorevoli. E l’autorevolezza è quello che ricercano sia i navigatori web sia Google stesso, non credete?
Recentemente Google ha aggiornato la pagina di istruzioni per i webmaster sugli schemi di link.
Un passaggio particolarmente interessante riguarda il fatto che “Link con anchor text ottimizzato in articoli o comunicati stampa distribuiti su altri siti” (…) “possono influire negativamente sul posizionamento di un sito nei risultati di ricerca”.
Ad esempio:
Ci sono molti anelli nuziali sul mercato. Se vuoi sposarti, dovrai scegliere l’anello migliore. Dovrai anche acquistare fiori e un abito nuziale.
John Mueller, Webmaster Trends Analyst di Google, intervistato da Barry Schwartz di Search Engine Land consiglia di mettere nofollow tutti i link all’interno dei comunicati stampa.
I link ai quali Google attribuirà valore saranno quelli naturalmente creati dai blogger o giornalisti che rimanderanno al nostro comunicato stampa.
Anche Matt Cutts nel Google Forum ha detto che i collegamenti all’interno dei comunicati stampa non passano valore. E nonostante diversi SEO abbiano dimostrato che questa affermazione non sia ancora del tutto vera, sembra che Google si stia muovendo in maniera decisa contro l’abuso dei link all’interno degli articoli e comunicati stampa a pagamento.
La SEO dovrebbe essere improntata sull’esperienza dell’utente. Come già spiegato la SEO va pensata in termini di ottimizzazione dell’esperienza del visitatore piuttosto che di ottimizzazione per i motori di ricerca. Non si tratta semplicemente di essere trovati nei motori di ricerca, si tratta di ottimizzare per gli utenti in modo che effettivamente clicchino il nostro sito web. In questo caso, l’esperienza dell’utente diventa l’obiettivo della nostra strategia di link a contenuti esterni, quali comunicati stampa e guest blogging.
Nessuno afferma che non si possono inserire link nei comunicati stampa. Google mette in guardia dai “link con testo di ancoraggio ottimizzato”, dove con ottimizzato si intende coincidente con una parola chiave. I link quindi rimangono importanti anche nei comunicati stampa, ma piuttosto che usarli a fini SEO bisognerebbe usarli per creare consapevolezza nel pubblico di riferimento, e portare di conseguenza traffico interessato al proprio sito web. D’altro canto un comunicato stampa ottiene il proprio risultato quando un giornalista di settore o un blogger decidono di linkarsi ad esso in modo naturale, perché lo trovano convincente.
E allora, invece di usare i link nei comunicati stampa solo per il link juice, usiamoli come corsie preferenziali ad uso degli utenti per ottenere maggiori informazioni relative al contenuto del comunicato stesso. I link non sono più un modo per scalare le classifiche dei motori di ricerca, ma rappresentano risorse aggiuntive per i nostri lettori.
Quando scriviamo una press release per promuovere il lancio di un nuovo servizio dobbiamo includere un link alla pagina nel nostro sito dove gli utenti possono trovare tutte le informazioni delle quali hanno bisogno per approfondire l’argomento.
Insomma, Google ci dice che dobbiamo evitare di usare il testo di ancoraggio ottimizzato con le nostre parole chiave. Per fare un esempio, se dovessimo scrivere un comunicato stampa sul nostro nuovo servizio di lead generation (Market Guru), dovremo scrivere più o meno così:
Clicca qui per saperne di più sul nostro servizio di lead generation, Market Guru.
E non:
Scopri di più sul nostro nuovo servizio di lead generation, Market Guru.
E dal momento che Google considera sovra-ottimizzati anche i testi di ancoraggio nei guest post trattandoli alla stregua di schemi di link, può essere un suggerimento valido anche in questo campo d’azione.
Invece di scervellarci per capire cosa intende dire Google, basta scrivere o fare scrivere contenuti di qualità per fornire informazioni utili agli utenti, senza l’assillo di scalare i motori di ricerca. I risultati arriveranno forse meno velocemente, ma avranno una durata e una risonanza senza dubbio maggiori, concorrendo a creare nel nostro sito web un profilo di link naturale.
Condivido questo articolo molto interessante fatto a infografica che spiega in maniera visiva ed efficace come le infografiche siano
Ecco perché abbiamo disegnato a infografica la nostra Strada del Successo: ci siamo divertiti!
E tu che ne pensi?
Leggi tutto...
Ecco un articolo da non perdere scritto con arguzia da Mark McGuinness
Are You a Marketing Artist or Scientist? | Copyblogger.
A quale tribù appartieni?
Se preferisci scrivere un post originale sul blog, intervistare un ospite di spicco per il tuo podcast, o montare un video virale, è probabile che tu sia un artista del Marketing.
Se invece preferisci ottimizzare le parole chiave nel contenuto del post, analizzare il tasso di crescita degli iscritti al podcast, o testare il tasso di conversione sulla landing page del video, potresti definirti uno scienziato del Marketing.
Il succo del discorso?
Il marketing non è né un’arte né una una scienza. Racchiude entrambe.
La collaborazione tra cervelli orientati diversamente risulta sempre l’arma vincente.
E tu che ne pensi?
Leggi tutto...
Terradisole è un’azienda affermata nella formazione di acconciatori e nella vendita di prodotti professionali per parrucchieri, prodotti che rappresentano il risultato di approfondite ricerche di laboratorio.
La Filosofia che guida l’azienda Terradisole trae le proprie origini dalle antiche popolazioni Mediterranee e dal benessere inteso come equilibrio psicofisico.
In questa prospettiva l’acconciatore Terradisole diventa per il cliente un vero e proprio Consulente del Benessere, attento alle esigenze specifiche e conoscitore profondo delle patologie tricologiche e cutanee.
Insieme a Terradisole stiamo ricostruendo la piattaforma web, e i nostri esperti di grafica stanno curando ogni singola linea di prodotti in funzione del concetto di brand awareness.
Pur essendo ancora in beta sono già presenti la linea dedicata ai prodotti per parrucchieri (Methos), quella relativa allo styling per capelli (Hairpilot) e quella che descrive i prodotti solari (Horasis).
Studiata approfonditamente è stata l’area clienti, dove insieme a Terradisole abbiamo previsto l’inserimento e dunque la valorizzazione di tutti i singoli esercizi che usano le linee di trattamento Terradisole, organizzati per regioni di appartenenza.
Terradisole ha iniziato da pochi mesi insieme alla nostra web agency un importante percorso di ottimizzazione SEO e promozione SEM.
Nonostante il sito sia ancora in una fase di sviluppo e quindi manchino molti contenuti (aree del sito, strumenti social, blog aziendale) i testi delle landing pages presenti sono tutti ottimizzati dai nostri copywriter e le campagne di marketing ad essi relativi già iniziano a fornire risultati interessanti per numerose parole chiave, in linea con gli obiettivi del cliente.
Prima che lo prendessimo in carico, il sito web di Terradisole aveva traffico pari a 0 ed era invisibile in una nicchia di mercato che annovera competitor importanti e molto conosciuti.
Non appena completato il sito web, il blog aziendale e le pagine sui social media, la promozione potrà ampliarsi in tutti i suoi canali dedicati e portare Terradisole ai vertici della propria nicchia di mercato.
Multinazionale francese di altissimo livello, leader negli indumenti per neonati e bambini, Okaidi ha chiesto alla nostra web agency di creare una “campagna social” per il lancio del nuovo sito e-commerce sul mercato italiano.
Attraverso il canale delle “mamme blogger” abbiamo progettato una campagna di article marketing e Social media marketing dal grande riscontro mediatico.
Lavoro di brand reputation che ha sortito reciproche soddisfazioni (stiamo sviluppando insieme altre campagne promozionali per il 2013).
Ecco un articolo divertente per le mamme interessate!
Leggi tutto...